La consueta, straordinaria piazza, sotto il cielo di Melpignano
La 28esima edizione del Concertone de La Notte della Taranta va in archivio. Poche parole e tanto clarinetto per il maestro concertatore David Krakauer.

Sotto lo stesso cielo, a Melpignano, migliaia di persone ci sono sempre state, e sempre ci saranno finché ci sarà il Concertone de La Notte della Taranta.
È un presupposto certo, e un punto di partenza verso qualsiasi traguardo si voglia puntare. Migliaia c’erano in piazza San Giorgio, nel secolo scorso, nel ’98 e nel ’99, migliaia e migliaia di persone si sono poi spostate nel grande piazzale dove, sotto lo stesso cielo, per un quarto di secolo è successo di tutto e di più. E sono diventate decine e decine di migliaia. E in tutto questo di tutto e di più, rientra anche la Notte della Taranta 2025, quella di David Krakauer, per etichettarla, come di consueto si fa, con il nome del maestro concertatore di turno. E anche di maestri concertatori ne sono passati tanti.
È passato anche lui, come sono passati gli altri, con una abnegazione e una partecipazione vera e convinta, come si vede chiaramente dalla presenza costante di inserti, bizze e svolazzamenti kletzmer, del suo clarinetto, in tutti i pezzi, e dall’innegabile entusiasmo con il quale si è fatto coinvolgere in questa sua esperienza, affrontata con poche parole e tanto clarinetto, appunto.

Il suo ce l’ha messo sicuro, e in bell’evidenza. Forse non resterà nei momenti memorabili del Concertone, ma quelli, si sa, appartengono alla storia.
Un po’ come l’apparizione di Giuliano Sangiorgi, tornato sotto lo stesso cielo di Melpignano dopo 18 anni, come annunciato in più occasioni, chiamato a dare spessore mediatico, ma anche simbolico all’evento, con il canto agli ulivi che non ci sono più (sulle immagini di Edoardo Winspeare) e il sacrosanto bisogno di ossigeno per questa terra, con la riproposizione di uno dei canti simbolici del Salento, “La fija te lu re”, sicuramente un po’ troppo aulica e tirata, ma che proprio per questo continuerà a rimbalzare mediaticamente. Per la curiosità di vederlo alle prese con qualcos’altro di tradizionale bisognerà aspettare. Magari anche meno di diciott’anni altri.
Scorrono così, sotto lo stesso cielo di tanti, gli altri ospiti: Ermal Meta, sorpreso e anche emozionato; si limita a una comparsata veloce e sinuosa Serena Brancale; c’è il rispetto, la essenzialità e la bravura di Anna Castiglia; lo spaesamento dei giovanissimi Settembre e TÄRA, con la canzoncina pop e il flebile brano “arab’nb” un po’ deboli, al cospetto della piazza.

Sotto lo stesso cielo, per ripetere come un ritornello il claim sbandierato per questa edizione, i momenti memorabili sono comunque sempre quelli che vive la piazza. Difficilmente si sono vissuti, si vivono e si vivranno in altra forma, mediatica soprattutto.
Di una piazza che sembra quasi non essersi accorta, quest’anno come in altri anni, dei tanti di passaggio.
Ma che si è accora eccome, invece, della performance del Canzoniere Grecanico Salentino e, soprattutto, del ritorno di Antonio Castrignanò. E se, in 100, 150 mila (tante le presenze ufficiali) rispondono così a uno “sconosciuto” ai più (considerando la platea globale dell’etere), qualche domanda, forse, conviene farsela.
È difficile pensare a qualcosa di nuovo per La Notte della Taranta, è difficile pensare di creare uno show televisivo, o meglio, non ci sarebbe motivo di farlo. Del resto, se non ci fosse una piazza così, senza i 100 e passa mila in piazza, ogni anno e per tanti anni, senza tutto quello che ruota attorno alla immagine della “Notte salentina”, una diretta Rai di tante ore sarebbe impensabile.
E forse inutile.

Restano, per così dire, musicisti e cantanti salentini, oltre al corpo di ballo e alle coreografie di Fredy Franzutti che, insieme alla scenografia di pace firmata dall'artista Pietro Ruffo, sono stata “l’immagine fotografica” del Concertone 2025.
Ci sono strumenti e voci dell'Orchestra La Notte della Taranta che, alla fine, fanno veramente e ogni anno il Concertone. Qualsiasi maestro si fermi a dirigere, qualsiasi ospite passi, che sia per una comparsata televisiva o (e ce ne sono stati tanti, anche di grandissimi), per un curioso, vero e passionale confronto con la tradizione musicale salentina.
Musicisti e cantanti che... chissà, magari, alla soglia dei 30 anni dell’evento, forse sarebbe ora di riconoscere pure.
Guardando a quello che è stato, a quanti sono passati, a chi sul palco c’è stato, a quanti di loro all’epoca erano solo dei ragazzini; guardare a quello che è successo in trent’anni nel panorama della musica salentina, popolare e non... forse conviene iniziare a farlo davvero.
Chissà, forse è lecito chiedersi se tra due anni, per celebrare la 30esima Notte della Taranta (che comunque è traguardo considerevole), una celebrazione giusta dell’evento, rispettosa di quanto di professionalmente e artisticamente valido ci sia stato e ci sia oggi, non possa essere un’edizione “autarchica”.
I musicisti in grado di strutturare e arrangiare un Concertone non mancano certo, gli ospiti di turno verranno sempre volentieri, e magari non per una semplice passerella promozionale o telecomandata, come è accaduto troppo spesso.
I trent’anni dell’evento, chissà, potrebbero dare un senso nuovo al “rituale”. Di certo c’è che, sotto lo stesso cielo, a Melpignano, si troveranno sempre in centomila e passa.
Che ci sia l’etere come diffusione o meno, alla fine, per chi è sotto il cielo, e sotto il palco, conta assai poco.
(Foto di Ilaria Mazzotta)














