Nel cuore della Grecìa Salentina si accende la Festa de lu Focu
Sabato 28 dicembre si rinnova puntuale, alla periferia di Zollino, il “piccolo rituale” di comunità, con sapori, musica e convivialità attorno alla fòcara
È il modo più semplice, immediato e conviviale per dare il benvenuto all’inverno salentino. A quello della Grecìa Salentina in particolare, nel cui cuore arde, da circa mezzo secolo, la Festa de lu Focu di Zollino. Una piccola festa di comunità “accesa” negli anni ’70 che, pur allargandosi come platea negli ultimi anni, ha saputo mantenere intatto lo spirito che fece da miccia, e la semplicità con cui si è svolto, e si svolge ancora, il partecipato e comunitario rituale. L’appuntamento è sabato 28 lì, alla periferia di Zollino, in largo Lumardu, antico luogo di scambi commerciali che diventa moderno luogo di festa e della sua condivisione. Un rito laico nato da un’idea di Giovanni Pellegrino, animatore culturale zollinese, che con la Bottega dell’Arte pensò a un momento di incontro, condivisione e convivialità durante le festività natalizie che potesse unire gli zollinesi residenti e i tanti di ritorno, appunto, per le festività di fine anno.
Ed è quello che accade sempre, ogni anno, tra Natale e Capodanno, in un rituale che ha tutti gli ingredienti della festa. Ci sono tanti sapori, tipici e identitari, come le scèblasti, la saporita “puccia” zollinese, e i legumi cotti “a pignata”, iniziando dal Pisello nano di Zollino. A fare da contorno e da calorosa scenografia al falò, installazioni artistiche e altre “creature” infuocate, che punteggiano largo Lumardu. Il cuore del paese invece, lì a pochi passi, è attraversato da “Lumè Lumera”, un percorso letterario illustrato per bambini ispirato alla Festa de lu Focu, allestito dall’associazione Esterno Notte. Tornando al cospetto de lu Focu, il via all’accensione è alle 20 con “Malì ronda ambrò stin lumera”, con giocolieri, mangiafuoco, tamburelli e ronde. A seguire “Baraonda on fire: suoni e ritmi dal Sud”, con il concerto afro-electro di Zouratié Koné, direttamente dal Burkina Faso, con strumenti tradizionali come ngoni, kora e il balafon che si mescolano ai tamburelli salentini. Poi spazio ai Kamafei, formazione salentina guidata da Antonio Melegari, che mutua il nome da un composto in grico che vuol dire caldo che scorre, e nasce dall’incontro tra l’antico e il moderno.