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Tiggiano festeggia “Santu Pati”, il Capodanno contadino del Salento tra sacro e profano

La devozione per Sant’Ippazio è qualcosa che va al di là della fede a Tiggiano, unico paese salentino a onorare il martire con una festa intrisa di tradizione ma anche di goliardia.

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Fede, leggenda, saggezza contadina, un rito a metà strada tra il sacro e il profano legato alla celebrazione di un ortaggio che rappresenta in maniera goliardica la protezione del santo. È questo, e anche di più, la festa per Sant’Ippazio a Tiggiano, per tutti da sempre “Santu Pati”, quasi un amico, un vicino di casa, un confidente discreto al quale confessare le preoccupazioni più intime, i timori più nascosti, certi di trovare sempre ascolto e comprensione.

Protettore della virilità e della fertilità maschile, è onorato con un intenso programma di appuntamenti religiosi e civili, curati dal comitato festa patronale della parrocchia, con il patrocinio del Comune di Tiggiano e della Provincia di Lecce e in collaborazione con PugliArmonica, che si svolgono tra la chiesa madre, piazza Olivieri, via Sant’Ippazio e piazza Mario De Francesco.

Si comincia dopo la messa di venerdì 17 quando alle 19 si accendono i bracieri monumentali che ardono tre giorni, per ricreare l’atmosfera del tempo in cui i mercanti arrivavano di notte per la fiera e accendevano piccoli fuochi per riscaldarsi. In serata nell’aria si diffonde la musica del concerto della banda Città di Aradeo

 Si entra nel vivo sabato 18 con la messa delle 18 animata dall’esibizione dell’orchestra di fiati Artistica Inclusione diretta dal maestro Antonio Mastria, a cura dell’associazione di alta cultura musicale “Mozart”. Alle 19.30 si apre il Capodanno contadino a cura del comitato feste, con i suoi prodotti tipici e i piatti tradizionali, come la “paparotta”, ovvero la merenda contadina di una volta, una minestra povera ma molto sostanziosa fatta di rape, piselli, pezzi di pane soffritto. Ma anche i “pezzetti” di cavallo, il lesso di maiale e le “cicureddre”.

Alle 21 la musica diventa protagonista della serata con Shocchezze in concerto e prende il via anche la Sagra della pestanaca a cura della Pro Loco di Tiggiano. La carota giallo-viola, coltivata esclusivamente qui, è ormai prezioso simbolo di Tiggiano, inserita dal 2004 nell’elenco nazionale PAT (Prodotto Agroalimentare Tradizionale). Per tutta la serata si possono gustare piatti e specialità solo a base di “pestanaca”: ravioli con ripieno di “pestanaca”, birra alla “pestanaca”, salsiccia alla “pestanaca”, per finire con i dolci impastati con la carota. Sempre molto partecipato il tradizionale concorso che premia le composizioni di “pestanaca” più bizzarre e particolari, mentre per tutta la sera si possono acquistare gli ortaggi dai produttori locali che, fanno sfoggio delle proprie produzioni salvaguardando la biodiversità alimentare.

Cara al santo, la gustosa “pestanaca” è l’ortaggio che associato al protettore della virilità e della fertilità maschile, che era anche un taumaturgo, invocato per guarire l’ernia inguinale degli uomini. E non è leggenda che le donne, con fare discreto, strofinassero un fazzoletto sulla statua di Sant’Ippazio per poi passarlo sulla parte da guarire del marito. 


Un rituale perfettamente riassunto nel pittoresco innalzamento dello stendardo, momento clou della giornata conclusiva, domenica 19. L’ultimo giorno di festa si apre già alle 6 con la fiera mercato, un’importante vetrina commerciale, campionario di colori e genuinità, che va avanti fino alle 13 rifacendosi alle “fere” di una volta e accompagnata dalla musica della banda Città di Taviano.

Tre le messe mattutine che precedono uno dei momenti più simbolici e caratteristici della festa, l’innalzamento dello stendardo alto sei metri, sulla cui punta è posta una pesante sfera di ghisa, portato in processione con la statua del santo. L’appuntamento è sul sagrato della chiesa alle 15 con le diverse squadre di portatori, per contendersi l’onore di portare la statua e lo stendardo. Una vera e propria contrattazione, che si conclude con un rullo di tamburi e l’uscita dello stendardo.

Ci sono regole ben precise da seguire: l’asta deve essere mantenuta parallela al suolo nella corsa lungo il tragitto dalla chiesa del patrono fino alla chiesetta dell’Assunta, e qui issata con un gesto unico e deciso. Solo in questo modo si potrà avere un’annata prospera e un raccolto generoso. Le campane suonano a festa e gli applausi dei presenti salutano il gesto atletico prima che i fedeli si uniscano alla processione che porta “Santu Pati” per le vie del paese addobbate dalla ditta Arte e Luce di Muro Leccese, sulle note della banda e i fuochi d’artificio a scandire il tragitto. Alle 18 il vescovo di Ugento Vito Angiuli concelebra la messa e alle 19 prosegue il Capodanno contadino con i suoi prodotti tipici.

Alle 20.30 l’appuntamento è con la musica dal vivo di Antonio Castrignanò e Taranta Sound e la partecipazione di Don Rico dei Sud Sound System e Puccia.

Alle 22.30 lo spettacolo di fuochi d’artificio della ditta Cosma di Arnesano, chiude la festa nel piccolo borgo che ha incantato anche l’attrice premio Oscar Helen Mirren che proprio qui abita per sei mesi l’anno insieme al marito, il regista Taylor Hackford. Un bellissimo paradosso per un piccolo comune diventato un caso nazionale per l’aumento di popolazione, in controtendenza con gli altri paesini del Sud.

Qui, dove il tempo è ancora scandito dal calendario agricolo e la vita contadina detta il ritmo alla moderna quotidianità, la festa per il santo patrono è ancora punto di riferimento temporale. Lo testimoniano i proverbi di una volta: “te Santu Pati, e fave chiantati”, consigliavano i contadini più esperti, ed era tempo, un secolo fa come oggi, di mettere a dimora le piantine di fave proprio nel mese di gennaio.

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