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Il grande tappeto fiorito di Patù, profumato di inclusione e comunità

Sono tutti coinvolti, a Patù, nei preparativi per l’allestimento dell’infiorata. Un’opera d’arte che non è solo la composizione di un mosaico di petali, ma un modo di vivere la festa del Corpus Domini che affratella e unisce.

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Hanno 80 anni, qualcuna anche 90, o più. Da giovani erano ricamatrici, sarte, o tabacchine. E sono state scelte apposta: per ritagliare con le forbicine i petali grandi e spessi di fiori come quelli delle buganvillee, che forniscono uno dei colori più usati ma non si prestano, per le loro dimensioni, a essere inseriti negli spazi piccoli. È racchiusa anche in quest’immagine delicata e un po’ romantica l’infiorata di Patù: un’opera d’arte floreale, che si estende per 247 metri di lunghezza e 5 di larghezza in via Principe di Napoli, ma soprattutto un evento che unisce, fortifica i rapporti, tiene compagnia e crea comunità.

Sono già diversi mesi che gli abitanti raccolgono i fiori che spontaneamente crescono nei campi: margherite, papaveri, campanule, salvie, malva. E sono già diversi mesi che si incontrano in una stanzetta scelta proprio come ritrovo per la creazione dell’infiorata. Qui, senza fissare giorni o orari, ognuno va quando può, quando ha un’ora di tempo, o anche meno, o anche più. Si siede e “spetala”: toglie i petali dai fiori raccolti e li mette nella cesta del giallo, in quella del bianco, del rosa, del rosso. Sono poi altri, una decina di “esperti” in tutto, a occuparsi dell’essiccazione, perché lo fanno da anni e conoscono le tecniche che, con l’aiuto del sole e di pittura ad acqua, fermano nel tempo i colori dei fiori senza farli scurire.

E se manca qualche sfumatura, quelle poche che la natura non regala, allora ci pensano i soffioni, le “carotelle” e gli “spazzolini” a venire in soccorso: tritati e impastati con acqua colorata, diventano tampone lì dove serve per completare i quadri.

 


Quest’anno, il tema che ha ispirato i disegni che li compongono, racchiusi nelle quattro fasce in cui è suddiviso il tappeto, è anch’esso floreale: “Gli alberi della Bibbia”. Sono tante, infatti, nella Bibbia, le citazioni di alberi considerati sacri, tra cui la vite e l’ulivo, ma anche il fico, il melo, il gelso, il melograno, la palma, il carrubo, il leccio, solo per citare quelli che si incontrano facilmente nel Salento. Ed ecco quindi che ad arricchire l’infiorata ci sono anche arbusti, cortecce, foglie di alberi tipici delle nostre zone e in particolare i cipressi, che fanno il verde più verde che c’è. E l’acacia. E il pino selvatico, che bisogna metterlo per ultimo, perché annerisce subito. Per un uso, in tutto, di circa 150 specie differenti. Un numero così alto da spingere l’Università del Salento a citare proprio l’infiorata di Patù come esempio durante una giornata dedicata alla biodiversità.

 


E intorno al lavoro, alla passione, alla dedizione per questa celebrazione degli abitanti di Patù, ci sono tante storie. Non solo quelle delle nonne a cui vengono portati a casa i fiori da “spetalare”, ma anche quelle dei ragazzi e degli stranieri ospitati nel centro di prima accoglienza di Patù, coinvolti anche loro in quella stanzetta dove si passa anche solo per fare due chiacchiere. Ci sono tutti, spinti dall’amicizia che è anche fratellanza, è ricordo del rapporto con le generazioni passate, è speranza che i giovanissimi imparino ad amare le tradizioni e le trasmettano a loro volta.

 

Sono tutte queste persone, ognuna con la propria storia, spinte dalla parrocchia San Michele Arcangelo e dal Comune che contribuisce economicamente, a ritrovarsi sabato 1 e domenica 2 (il programma completo sui quiSalento 1-15 giugno in edicola) per la messa in opera, la benedizione e la processione del Sacramento al cui rientro i fedeli attraversano il tappeto. I dettagli si mischiano, i disegni si confondono, i fiori si intrecciano e avvolgono tutti in un profumato abbraccio.

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