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Ricette sentimentali

Copertina-Titti-Pece
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“Questo libro crescerà come la pagina vorrà e a Dio piacendo. Intanto bisognerebbe primascovare Dio e capire dove si nasconde. Ma forse questo non è pane per i nostri denti”. Chiude così Titti Pece la breve prefazione di “Che fai, mangi?”, “Piccolo libro di ricette 4,0 postlocal. Una mangiata di archetipi per non morire di fame”, dalla quale già emerge quell’indefinibile e indefinito spazio lasciato alla sorte e alla pagina che non viene rivendicato. Lo stile spazia e spiazza.

Tra le illustrazioni di Giancarlo Moscara, le foto di Marcello Moscara, l’ironia che da sempre contraddistingue la storica dell’arte, appassionata e studiosa di gastronomia, si entra nell’ottocentesca cucina e nel ricettario di Vincenzo Corrado, perché si sappia che, un tempo, le ricette erano piccoli poemetti, o nelle cucine degli amici, dove a essere impiattata è soprattutto la convivialità. Si ritrovano ricette alle quali è stata soffiata via la polvere del tempo, ricette che, alla fine, vanno fatte assaggiare al gatto, ricette il cui sapore, in parte, dipende dal saper parlare o meno quel dialetto.

Percorsi e mappe sentimentali, giochi di parole e parole giocate come dadi lanciati a caso, manovre, esecuzioni e costruzioni di parmigiane, colonne sonore, citazioni e libri da abbinare, perché mangiare non è solo nutrirsi. Insieme al cibo mastichiamo cultura e storia, ricordi d’infanzia, dimensioni esistenziali dove le rape non sono stufate, ma solo e soltanto “‘nfucate”, dove i pomodori prima di “scattarisciare” sul fuoco “lanceranno un leggero urlo” e il pane e pomodoro sembra essere all’origine di tutto. E allora diventa tutto leggero e più sensato se, per dare il diametro delle polpette, basta fare “Come se dovessi scrivere la parola COCULA a corpo 36”.

TITTI PECE "CHE FAI, MANGI?", PP. 106, EURO 25, MOSCARA ASSOCIATI EDIZIONI

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