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T'immagini il vento a Gallipoli. L'amore d'estate

Il nuovo brano del cantautore salentino Michele Cortese Gallipoli

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L’amore d’estate. Poche cose nella vita si poggiano sul fondo di quella scatolina di ricordi che sta proprio al centro del cuore, come l’amore d’estate. Una scatolina un po’ consunta, legata alla meglio, che si porta dietro un turbine di sorrisi e lacrime e batticuori e lettere scritte con la penna bella con l’inchiostro profumato. Basta una canzone, un paesaggio speciale, uno sguardo furtivo, un’immagine per caso, quella scatolina si apre ed è un attimo, torna tutto come fosse oggi.

https://www.youtube.com/watch?v=6BDGmuV3v3g

C’è tutto questo, l’accaduto e l’immaginario, nel nuovo brano di Cortese, al secolo Michele Cortese, cantautore salentino di talento che, nonostante la giovane età, vanta un percorso professionale di tutto rispetto, segnato dallo studio e dalla passione, quella fuori dalla ridondanza lessicale, quella vera che si intreccia con il destino. Ma non basta. Man mano che il testo scorre con il suo ritmo coinvolgente e leggero, quello stesso delle canzoni estive che si finisce per ascoltare in auto mentre si corre al mare, compaiono immagini leggendarie: il colpo di fulmine, le vacanze estive nei miraggi tra le case al mare dei nonni e il campeggio alla meglio, il tempo dilatato con gli amici, le feste in spiaggia, i gabbiani, il vento che lambisce la costa, appiattisce il mare quando c’è la tramontana a mettere in ordine i pensieri e i capelli; ancora, il sole al tramonto che si scioglie nel mare e fa sembrare tutto, occhi, pelle, sabbia e cielo come un succo di arancia fresca in cui nuotare a piene braccia, il sale sulla pelle e tra le sopracciglia, la Calabria che si vede dietro l’orizzonte quando il cielo è terso e si aspetta la notte seduti sulla spiaggia di sabbia bianca.

Michele Cortese

Il videoclip del brano (regia di Francesco Luperto per Zima Film), che è un tutt’uno con il testo, aderente in modo sorprendente, è scanzonato e poetico allo stesso tempo e vede Cortese vestire i panni di un barbiere, poi di un pescatore, di un gelataio, di un bagnino e infine di sé stesso, ma sempre testimone di una storia d’amore tenera e adolescenziale sullo sfondo della città ionica.

Una dedica d’amore a Gallipoli, dove Michele Cortese è nato, alla sua autentica bellezza, lontana dall’immagine convulsa che ne restituiscono le cronache estive degli ultimi anni, più somigliante invece all’evoluzione di quel borgo di pescatori del canto di Pierangelo Bertoli nella sua “Sera di Gallipoli”, della quale la città conserva la cifra, come un’ombra fugace, nelle vecchie mura imbiancate di calce. Il progetto ha il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del comune di Gallipoli.



Nel sound, ma anche nelle immagini che si dipanano in musica, il mare è sempre lì, a ondeggiare come a comporre versi in rima, il mare di Gallipoli che circonda e abbraccia tutto, la città vecchia e le vite che si intrecciano tra loro. Si sente tutta la formazione musicale di Cortese, si sente chiaro tutto l’eco dei suoi progetti e della musica che gli ha fatto le ossa, che si incastona nell’attualissimo genere dell’itpop, discendente diretto dell’indie, con un approccio più leggero e che però strizza l’occhio ai testi ricercati di un certo cantautorato degli anni Settanta e Ottanta.

La storia d’amore d’estate che canta Cortese, vissuta in quell’età dell’oro a metà tra l’essere piccoli e l’essere grandi, in cui le belle emozioni ricordano cose semplici come i piatti cucinati dalla nonna, rivela un finale che non si sa se è sogno o realtà e somiglia tanto a quelle promesse che tutti hanno fatto una volta a qualcuno che non hanno mai dimenticato, forse proprio sotto il cielo di Gallipoli. (Jessica Niglio)

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