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A Tutino, torri, bastioni e stanze simbolo di comunità
Il Castello dei Trane a Tutino si appresta a raccogliere nuovi stimoli creativi del territorio. Sarà un contenitore di arti, attività culturali e sapori.
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Le notizie più certe della storia di Tutino risalgono però al periodo medievale, quando ricadeva nel contado di Alessano. È del XV secolo, invece, la costruzione del prezioso castello, dalla chiara impostazione federiciana, innalzato quindi a difesa del territorio. E ne ha offerto di riparo agli abitanti del borgo il castello, col suo grande fossato, con un sistema di imponenti mura e ben nove torri, otto delle quali disposte lungo il perimetro e una, la più alta, al centro del cortile. A mo’ di ultimo baluardo. Ne restano solo cinque oggi, ma assai indicative di quello che rappresentava il maniero per la comunità. E un po’ lo rappresenta ancora, sicuramente dal punto di vista affettivo, al pari, è da dire, di altre preziose testimonianze storiche: la “Culonna de Santu Linardu” (il menhir Pivataro), le chiese di San Gaetano da Thiene e della Madonna delle Grazie, la parrocchia del rione.
La storia racconta che, nella seconda metà del XVI secolo, il castello passò da Andrea Gonzaga, conte di Alessano, nelle proprietà di don Luigi Trani, che costruì, su uno dei lati, la sua residenza nobiliare, “marchiando” il portone d’ingresso con lo stemma di famiglia. I passaggi successivi sono stati quelli della famiglia Gallone, ultimi baroni di Tutino e, quindi, degli attuali proprietari, la famiglia Caputo, che lo destinò alla lavorazione del tabacco fino al secolo scorso, destinazione delle quali restano tracce sia al piano superiore, sia nell’ala ristrutturata, l’unica con un solaio piano. Nonostante la chiusura, i proprietari non hanno mai fatto mancare la possibilità ai tutinari, e non solo, di una visita al castello, soprattutto in occasione di manifestazioni e iniziative, rinsaldando così il già forte legame “affettivo” della comunità verso il suo maniero.
Al piano terra si accede dal portale in stile catalano-durazzesco, mentre il piano nobile, raggiungibile dall’interno, è ingentilito da nove finestre, decorate con motivi floreali e motti incisi sugli architravi: “Vince in bono malum” (Vinci il male con il bene); “Corona sapient(i)um divitie(ae) eorum” (Corona dei sapienti è la loro ricchezza); “Vere principum est simulare” (Fingere è proprio dei principi). E, tra le tracce impresse sulle pietre, c’è una lunga iscrizione riportata anche sulla cornice centrale, che divide i due livelli. L’accesso è dall’omonima piazza, anche questa oggetto di recentissimi lavori di rifacimento, accolti con non poche perplessità dagli stessi tutinari, soprattutto per via della lingua d’asfalto che ne stravolge l’impianto originario.
Ad essere finora recuperate e attrezzate per le nuove attività sono le due ali del piano terra, a destra e a sinistra del porticato d’ingresso che dà sul cortile interno, una sorta di “anticamera” al giardino, ancora non fruibile, che si estende fino alla parte posteriore del castello. Quella che nei muri e nell’anima antica delle pietre, svela tutto il suo incanto.
DOVE SI TROVA
Un tempo isolato dalla città, oggi diviso solo dalla linea ferroviaria Maglie-Gagliano del Capo, il rione Tutino, carico di storia e testimonianze, si trova a nord- ovest del centro di Tricase. Il suo castello domina l’omonima piazza, dov’è ubicato il portone d’ingresso, riaperto ufficialmente nel 2020.
INFO
www.castelloditutino.it